Archivio mensile:aprile 2013

Baluardi

Ne sono rimasti pochi, nel calcio come nella politica.

Pippo dimostra di essere uno di questi.

(Cir)convenzione di incapace

La notizia è questa.

Oltre le più rosee aspettative.

(Anche) questa volta sì

Questo è un post di rettifica al precedente.

Il “documento dei dissidenti del PD” Civati non l’ha mai firmato. È inconcepibile come una testata online che si presume autorevole possa cadere in un errore di questo livello, e ci sarebbe da chiedersi il perchè di questo errore e a chi giova tutto ciò.

Qui il post con la smentita (che poi, uno smentisce un gesto o una dichiarazione, non una cosa mai fatta, ma vabbè) di Pippo.

Questa volta no [con aggiornamenti]

Leggo Pippo da 4-5 anni, e lo conosco di persona da poco meno. Gli voglio bene come se ne può volere a un amico. Gli riconosco una cultura incredibile e quella visione politica che fra i cosiddetti “giovani” non ha nessuno, e che anche fra i meno giovani è merce rara. Su 100 posizioni espresse, 99 volte sono d’accordo con lui.

Questa volta, però, no. Cioè, non è che non sia d’accordo. È che non capisco questa posizione: mi sembra in contrasto con quanto scritto e detto negli ultimi giorni.
In una sola parola: mi sembra strana.

Poi, però, magari ci spiega i motivi e capiamo le ragioni.

Qui gli aggiornamenti.

Buon 25 aprile

Procurarsi qualche “[Non siamo] nè di destra nè di sinistra!” un po’ qualunquista, che anzichè sembrare postideologico fa un po’ ignorantello, e qualche generalizzazione brutale (sono quanto di peggio ci possa essere nella dialettica in generale, figuriamoci in quella politica).

Aggiungere scivolosissime aperture a CasaPound in piena campagna elettorale, nonostante qualche misero tentativo di smentita, come se l’italiano fosse dono di pochi.

Mescolare con qualche personalissima rilettura storica, volta a nobilitare un fascismo che aveva “altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”.

Condire con qualche mancata celebrazione di ricorrenze nazionali, e servire a tavola con motivazioni un po’ banali (“Sono soldi pubblici, non è giusto sprecarli così”. E ancora, “tutti gli attivisti condividono e sposano in toto i valori antifascisti, ma vogliamo sottrarci alle solite polemiche sulla paternità della festa”) .

Beppe Grillo ha detto più volte che il M5S andrebbe ringraziato, perchè è grazie alla sua presenza che movimenti estremisti non fanno il boom di consensi: a questo scopo, più volte ha usato come esempio il percorso di Alba Dorata di Grecia.
Fermo restando che questo non lo può sapere nessuno e che sono solo sue valutazioni, mi preoccupa molto questa totale rimozione della memoria collettiva di una nazione. E abbiamo visto come non si tratti di un episodio isolato, ma piuttosto frequente.

Se Grillo oggi siede in Parlamento (non lui, ma ci siamo capiti), deve dire grazie a chi ha liberato questo Paese dai nazifascisti. Sono molto contento che ci sia ancora chi crede nella democrazia da tutelare e dunque nell’importanza di questi anniversari, anche tra i suoi parlamentari.

Buon 25 aprile a tutti. Anche a chi fa finta di dimenticarsene.

Purghe Democratiche

Mi sfugge l’autorità con cui il fico Fioroni, autocandidatosi a primarie a cui poi non ha mai partecipato, titolare di un posto fisso in Parlamento dopo aver chiesto una deroga e portatore sano di foto in cabina elettorale (per qualcuno un alibi precostituito), minacci di cacciare Civati – già “colpevole” di non aver votato Napolitano – nel caso in cui non dovesse votare la fiducia al governissimo PD-PDL.

Stessa cosa, ma senza particolari destinatari, fa Dario Franceschini, che però, come ricorda Pippo, si è intestato l’operazione-Prodi, e dunque sembra al di sopra di ogni sospetto.

Forse il primo traditore (parole di Bersani) l’abbiamo beccato. Sotto con gli altri cento.

Solo corse in salita

Altro che ultima curva.

In un percorso non semplicissimo, ma reso molto più insidioso dallo scarsissimo affiatamento tra i corridori della stessa squadra, prima tutta una serie di cadute, una più grave dell’altra, da cui il gruppone è uscito frammentato e con tanti lividi, quindi il suicidio negli ultimi metri per una strategia di squadra totalmente sbagliata, che ne mette addirittura in discussione la partecipazione a nuove corse future.

Per noi solo corse in salita.

L’ultima curva

Caro segretario Bersani,
vieni da una terra fatta di autodromi e motori. Dal regno della velocità. A pochi chilometri da casa tua nascono le Ferrari e le Ducati. Sempre vicino casa tua morì Ayrton Senna. Ma siccome mi rendo conto che questa velocità non ha nulla a che fare con i ritmi della politica italiana, forse è meglio rallentare, slacciarci le cinture di sicurezza e cambiare mezzo.

Non importa se in volata o (più probabilmente) col gruppo compatto, ma siamo arrivati all’ultima curva. L’ultima curva del settennato di Giorgio Napolitano, e l’ultima curva del percorso a ostacoli a cui ci ha costretti il pastrocchio delle urne.
Entente cordiale col proprietario del PDL sul nome del prossimo inquilino del Quirinale no, grazie. Anche perchè di cordiale non avrebbe davvero nulla.

Sarebbe insopportabile, per una base sempre più inascoltata e, quando va bene, sfiduciata, strategicamente incomprensibile (un governo può durare anche solo pochi mesi, un Presidente della Repubblica dura sette anni: siamo proprio sicuri che i due piatti della bilancia pesino allo stesso modo?) e totalmente in controtendenza rispetto al metodo usato per scegliere i presidenti di Camera e Senato.

L’idea che traspare leggendo i giornali e ascoltandovi in tv è che neanche nel PD sappiate cosa volete.
Volete rivotare? E quali sostanziali differenze prevedete rispetto all’esito del 25 febbraio, a cinquanta giorni dalle elezioni e con la stessa legge elettorale?
Volete il governissimo? E a quel punto non aveva senso continuare ancora l’esperienza di Monti (sì, tranquillo, mi ricordo chi fu a sfiduciarlo)? Peraltro, il governissimo sarebbe davvero un elisir di lunga vita a Berlusconi, che avrebbe l’opportunità di avere voce in capitolo pur potendo scaricare colpe sulle altre forze al governo per ogni eventuale misura difficile da digerire per la sua base.
Volete davvero venire a patti (perchè di questo si tratta) con il peggiore esempio di destra populista europea e scegliere con loro il nome della più alta carica dello Stato? E non torniamo a ripetere come un mantra il concetto di “nome condiviso” (ricordati con chi lo dovresti condividere), ti prego. Innanzitutto perchè anche un brutto nome può essere condiviso. In secondo luogo, perchè lo ricordava Beppe Severgnini a Ballarò: è importante che si tratti di un nome condiviso “durante” e “dopo”, non “prima”. Mica sette anni fa Giorgio Napolitano era così condiviso. Anzi. Però lo è diventato.
E soprattutto, questo nome condiviso com Berlusconi, quali sembianze assumerebbe? D’Alema? Violante? Amato? Non scherziamo.

Nè tantomeno posso credere che questo stallo sia dovuto alla tua caparbietà nel voler ricevere l’incarico di premier a tutti i costi, che di riflesso inserisce fra i requisiti del prossimo “quirinabile” la possibilità che quest’ultimo ti dia nuovamente il mandato.
Non lo posso credere perchè sei la persona che, pur essendo il candidato in pectore del PD alla Presidenza del Consiglio come da statuto, ha deciso di rimettere in discussione tutto ciò con le primarie di dicembre, e perchè hai chiesto a Dario Franceschini e Anna Finocchiaro un doloroso passo indietro quando si parlava di loro come possibili presidenti di Camera e Senato, e dunque non riesco a credere che non chiederesti un passo indietro anche a te stesso.
Spero non vorrai smentirmi.

Ora, il sottoscritto non ha nessuna simpatia per il M5S, ma dobbiamo ammettere che, al netto dei limiti tecnici e delle opacità del metodo, il M5S è stata la prima forza a chiedere un parere ai suoi sul nome del futuro Presidente della Repubblica (lo ricorda bene Alessandro Gilioli qui) e, prima ancora, ha fatto sì che si alzasse l’asticella contribuendo a eleggere Laura Boldrini e Pietro Grasso.
Più dei nomi fatti dai simpatizzanti grillini (ho grande stima di quasi tutti i presenti nella loro top ten, ma tra la stima e vederceli Presidente della Repubblica, beh, ce ne passa) conta il messaggio. Aria nuova, fresca, ma allo stesso tempo di altissimo profilo. Qualche nome di livello assoluto ce l’hai (due su tutti, per quanto mi riguarda: un giurista di altissimo livello e un ex Presidente della Commissione Europea) e, cosa bella, questi stessi nomi sono anche nella top ten a Cinque Stelle.

Non stiamo lì a cincischiare, segretario: c’è un messaggio da cogliere (e da rispedire, firmato, a Genova) e un governo da formare ma, prima ancora, un Presidente da eleggere.
Vediamo di non cadere all’ultima curva, che certe cadute sono più dolorose di altre. E vediamo di smentire chi dice che “sono tutti uguali”. E anzi, se pensi ti serva una mano nel gruppone, ricordati che puoi sempre pedalare con un amico.

Da te dipende.

“Non facciamo stronzate”

Con chiarezza e senza tatticismi, seguendo il pensiero di tantissimi elettori (che evidentemente per molti non contano più un cazzo), Pippo torna sulla questione-Quirinale. E non le manda a dire.

WordPress.com News

The latest news on WordPress.com and the WordPress community.