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Il governissimo che (ci) fa malissimo

Insomma, pare che l'”esito non risolutivo” del mandato esplorativo conferito a Bersani da Napolitano non sia neanche la cosa peggiore che potesse capitare al segretario.

E già, perchè a quanto pare le consultazioni tenute stamattina direttamente da Re Giorgio coi referenti delle varie forze politiche si sono trasformate in una partita a scacchi. Partita in cui la morsa PDL-Lega ha dichiarato scacco al segretario PD: volontà di un governo politico, “vista l’esperienza tragica del governo tecnico”, anche a guida Bersani. Un abbraccio mortale. E non si può non pensare, dopo la minaccia di occupare le piazze se il prossimo Presidente del Consiglio non fosse stato un nome gradito ai berluscones, che questa offerta sia stata fatta per avere la contropartita del Quirinale (un governo può durare anche pochi mesi, ma sette anni sono lunghi. Cosa succederebbe con un Gianni Letta – lo dico, così lo brucio – per sette anni al Quirinale?).

Oltre che la naturale continuazione di un governo Monti senza Monti – non dimentichiamoci chi revocò la fiducia a quel governo – e una nuova, lunga campagna elettorale travestita da prologo istituzionale, una grande coalizione PD-PDL-Lega-Scelta Civica sancirebbe l’implosione totale e definitiva del PD.

Se gli elettori di Berlusconi generalmente si fidano del suo fiuto (e delle sue promesse), e poco gliene frega di stare al governo con gli odiati “comunisti” – avvisateli: non ci sono più, e quei pochi che ci sono hanno cambiato abitudini alimentari – evocati nelle piazze e col temutissimo Monti, fino a qualche giorno fa responsabile dell’aumento del numero dei suicidi e finanche del buco dell’ozono, con gli elettori del centrosinistra è completamente diverso.

E già, perchè una larghissima maggioranza degli elettori del PD e della coalizione di centrosinistra si dichiara contrario a quello che sarebbe, parafrasando Jerry Calà in “Yuppies”, un (nuovo) governissimo che (ci) fa malissimo. Elettori che a febbraio hanno dato una nuova (e in alcuni casi, un’ultima) dimostrazione di fiducia a un partito che probabilmente neanche se la merita, e che puntualmente si ritroverebbero a non contare un cazzo. E quando ci vuole ci vuole.

Come se non bastasse, una mossa del genere aggiungerebbe confusione su confusione fra i vertici del partito. Perchè chiamarsi “democratico” è molto bello, ma uscire non-vincitore da una tornata elettorale in cui eri dato per dominatore totale e apparire così frammentato e con mille posizioni diverse alla luce dell’esito delle urne è un attimo. Se già in tempi di pace (NdA: prima dell’offerta-che-non-si-può-rifiutare-e-invece-sì) parte dell’area ex popolare-ex margheritina premeva per sedersi al tavolo con Berlusconi – su tutti, Matteo Renzi e i suoi, non ultimo quel Graziano Delrio sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’ANCI – cosa succederà adesso?

In tutto ciò, pare che i pentastellati non chiudano le porte a un governo di “pseudotecnici”. E il primo nome “pseudotecnico” che mi viene in mente è quello di Fab…io B..ca. E non lo dico, così non lo brucio.

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