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Priorità

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Un deputato propone un dibattito interessante sulla sua bacheca su un tema che riguarda moltissime persone, ma c’è chi mette a fuoco altre priorità.

La doppia morale a Cinque Stelle

Non mi è mai piaciuto offendere o ironizzare su qualcuno in difficoltà. E non perchè sia un boy scout o perchè passi il tempo libero ad aiutare anziani ad attraversare sulle strisce: solo per carattere. Certo, magari una caduta goffa fa ridere, ma generalmente mi interessa di più chiedere a chi è inciampato se si è fatto male.

Viste queste premesse, figuriamoci quale possa essere il mio punto di vista su chi ironizzi su una persona con problemi di salute. Parlo, ovviamente, di ciò che è successo a Matteo Dall’Osso l’altra notte in aula.
Come “attenuante generica” al comportamento dei deputati di PD e Scelta Civica che l’hanno deriso, devo pensare che potessero non conoscere le condizioni di salute del loro collega: una punzecchiatura, anche un po’ cretina, tra colleghi che non si vedono di buon occhio ci può pure stare, uno sfottò verso qualcuno in difficoltà e di cui si conoscono le reali condizioni no, mai.
È per questo, per quel po’ che vale, che esprimo tutta la mia solidarietà al deputato Dall’Osso e la mia condanna a deputati che forse pensavano di essere allo stadio o al Bar Sport: le “attenuanti” forse possono provare a fornire una spiegazione al gesto, certo non a giustificarlo.

C’è però un altro punto, anche piuttosto scivoloso. Sul proprio blog, c’è qualcuno che da Genova “si costerna, s’indigna, s’impegna” per quanto successo a un suo deputato. Tutto giusto, tutto sacrosanto. Se non fosse, però, che questa persona, insieme ai suoi parlamentari, è la stessa persona che ironizzava sulla “tenuta” del Presidente della Repubblica, classe 1925. Un ottantottenne. “Morfeo”, “Abbiamo tenuto sveglio Napolitano”, “Si goda i nipotini”.
Senza dimenticare l’ironia, se così si può chiamare, sui difetti fisici degli avversari (“psiconano” non l’ho inventato certo io. E peraltro, non mi sembra che Grillo abbia mai partecipato allo Slam Dunk Contest). Espressioni che neanche alla festa della Lega in qualche paesino del bergamasco.

L’ironia e la mancanza di rispetto nei confronti di persone anziane (e sto volutamente ignorando il ruolo istituzionale) e di persone con difetti fisici non sono meno gravi, per quanto mi riguarda, dell’ironia nei confronti di persone malate.
E dunque, caro Grillo, non puoi permetterti di fare la morale.

Commenti a Cinque Stelle

Non la vedo più io, o dal blog di Beppe Grillo è stata rimossa l’opzione “commenti più votati”?

In questi mesi così caldi, per il M5S e in generale per tutta la politica italiana (ventiquattr’ore fa, la sparata di ieri contro la senatrice Gambaro), la voce “commenti più votati” era una cartina di tornasole utile a capire che aria tirasse fra i grillini. E in quanto tale, forse scomoda: non di rado, a fronte di post sempre più belligeranti contro tutto e tutti, buona parte dei simpatizzanti a Cinque Stelle non le mandava a dire a Grillo.

Tutto ciò, fino ad oggi, o fin quando è stato deciso questo giro di vite.

E dire che c’è ancora chi attende la piattaforma Liquid Feedback annunciata da Grillo (e i “Pirati” tedeschi, che l’hanno brevettata e che hanno anche qualche punto in comune col M5S, non esprimono giudizi particolarmente lusinghieri nei confronti del Movimento).

Ma mettetevi comodi, vedrete che arriverà.

La Gabanelli e il Grillo

16 aprile 2013, dopo l’ufficializzazione dei risultati delle “quirinarie” del M5S.
Grillo: “La Gabanelli è una signora, che è contro tutti i poteri forti, che fa indagini meravigliose, no? Ce li ha contro tutti. Ho chiamato anche Di Pietro […] Di Pietro sarà meno contento. Mettere lì un nome così è un segnale fortissimo di cambiare radicalmente le cose”.
E sul blog, questi erano i commenti più votati.

Poi, dopo la discussa puntata di Report del 19 maggio sui finanziamenti ai partiti che prende in considerazione anche il finanziamento del M5S, qualcosa cambia. Due post di utenti ospitati sul blog, due post dello staff di Grillo, un post del gruppo del M5S alla Camera e un post di un senatore del M5S, Lello Ciampolillo (barese, già candidato sindaco nel 2009 per la lista civica Beppegrillo.it, 749 voti).

Tutto ciò, tralasciando gli attacchi degli utenti del blog a Milena Gabanelli.

Non mi sorprende particolarmente questo dietrofront grillino su Milena Gabanelli, da Giovanna d’Arco dell’informazione italiana a “pagata”, “serva dei padroni”, “asservita” e conduttrice di un “programma di m…”. La verità resta sempre quella: ergere a paladino qualcuno che faccia le pulci agli altri, ma che non metta il naso nei cazzi nostri.

Buon 25 aprile

Procurarsi qualche “[Non siamo] nè di destra nè di sinistra!” un po’ qualunquista, che anzichè sembrare postideologico fa un po’ ignorantello, e qualche generalizzazione brutale (sono quanto di peggio ci possa essere nella dialettica in generale, figuriamoci in quella politica).

Aggiungere scivolosissime aperture a CasaPound in piena campagna elettorale, nonostante qualche misero tentativo di smentita, come se l’italiano fosse dono di pochi.

Mescolare con qualche personalissima rilettura storica, volta a nobilitare un fascismo che aveva “altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”.

Condire con qualche mancata celebrazione di ricorrenze nazionali, e servire a tavola con motivazioni un po’ banali (“Sono soldi pubblici, non è giusto sprecarli così”. E ancora, “tutti gli attivisti condividono e sposano in toto i valori antifascisti, ma vogliamo sottrarci alle solite polemiche sulla paternità della festa”) .

Beppe Grillo ha detto più volte che il M5S andrebbe ringraziato, perchè è grazie alla sua presenza che movimenti estremisti non fanno il boom di consensi: a questo scopo, più volte ha usato come esempio il percorso di Alba Dorata di Grecia.
Fermo restando che questo non lo può sapere nessuno e che sono solo sue valutazioni, mi preoccupa molto questa totale rimozione della memoria collettiva di una nazione. E abbiamo visto come non si tratti di un episodio isolato, ma piuttosto frequente.

Se Grillo oggi siede in Parlamento (non lui, ma ci siamo capiti), deve dire grazie a chi ha liberato questo Paese dai nazifascisti. Sono molto contento che ci sia ancora chi crede nella democrazia da tutelare e dunque nell’importanza di questi anniversari, anche tra i suoi parlamentari.

Buon 25 aprile a tutti. Anche a chi fa finta di dimenticarsene.

L’ultima curva

Caro segretario Bersani,
vieni da una terra fatta di autodromi e motori. Dal regno della velocità. A pochi chilometri da casa tua nascono le Ferrari e le Ducati. Sempre vicino casa tua morì Ayrton Senna. Ma siccome mi rendo conto che questa velocità non ha nulla a che fare con i ritmi della politica italiana, forse è meglio rallentare, slacciarci le cinture di sicurezza e cambiare mezzo.

Non importa se in volata o (più probabilmente) col gruppo compatto, ma siamo arrivati all’ultima curva. L’ultima curva del settennato di Giorgio Napolitano, e l’ultima curva del percorso a ostacoli a cui ci ha costretti il pastrocchio delle urne.
Entente cordiale col proprietario del PDL sul nome del prossimo inquilino del Quirinale no, grazie. Anche perchè di cordiale non avrebbe davvero nulla.

Sarebbe insopportabile, per una base sempre più inascoltata e, quando va bene, sfiduciata, strategicamente incomprensibile (un governo può durare anche solo pochi mesi, un Presidente della Repubblica dura sette anni: siamo proprio sicuri che i due piatti della bilancia pesino allo stesso modo?) e totalmente in controtendenza rispetto al metodo usato per scegliere i presidenti di Camera e Senato.

L’idea che traspare leggendo i giornali e ascoltandovi in tv è che neanche nel PD sappiate cosa volete.
Volete rivotare? E quali sostanziali differenze prevedete rispetto all’esito del 25 febbraio, a cinquanta giorni dalle elezioni e con la stessa legge elettorale?
Volete il governissimo? E a quel punto non aveva senso continuare ancora l’esperienza di Monti (sì, tranquillo, mi ricordo chi fu a sfiduciarlo)? Peraltro, il governissimo sarebbe davvero un elisir di lunga vita a Berlusconi, che avrebbe l’opportunità di avere voce in capitolo pur potendo scaricare colpe sulle altre forze al governo per ogni eventuale misura difficile da digerire per la sua base.
Volete davvero venire a patti (perchè di questo si tratta) con il peggiore esempio di destra populista europea e scegliere con loro il nome della più alta carica dello Stato? E non torniamo a ripetere come un mantra il concetto di “nome condiviso” (ricordati con chi lo dovresti condividere), ti prego. Innanzitutto perchè anche un brutto nome può essere condiviso. In secondo luogo, perchè lo ricordava Beppe Severgnini a Ballarò: è importante che si tratti di un nome condiviso “durante” e “dopo”, non “prima”. Mica sette anni fa Giorgio Napolitano era così condiviso. Anzi. Però lo è diventato.
E soprattutto, questo nome condiviso com Berlusconi, quali sembianze assumerebbe? D’Alema? Violante? Amato? Non scherziamo.

Nè tantomeno posso credere che questo stallo sia dovuto alla tua caparbietà nel voler ricevere l’incarico di premier a tutti i costi, che di riflesso inserisce fra i requisiti del prossimo “quirinabile” la possibilità che quest’ultimo ti dia nuovamente il mandato.
Non lo posso credere perchè sei la persona che, pur essendo il candidato in pectore del PD alla Presidenza del Consiglio come da statuto, ha deciso di rimettere in discussione tutto ciò con le primarie di dicembre, e perchè hai chiesto a Dario Franceschini e Anna Finocchiaro un doloroso passo indietro quando si parlava di loro come possibili presidenti di Camera e Senato, e dunque non riesco a credere che non chiederesti un passo indietro anche a te stesso.
Spero non vorrai smentirmi.

Ora, il sottoscritto non ha nessuna simpatia per il M5S, ma dobbiamo ammettere che, al netto dei limiti tecnici e delle opacità del metodo, il M5S è stata la prima forza a chiedere un parere ai suoi sul nome del futuro Presidente della Repubblica (lo ricorda bene Alessandro Gilioli qui) e, prima ancora, ha fatto sì che si alzasse l’asticella contribuendo a eleggere Laura Boldrini e Pietro Grasso.
Più dei nomi fatti dai simpatizzanti grillini (ho grande stima di quasi tutti i presenti nella loro top ten, ma tra la stima e vederceli Presidente della Repubblica, beh, ce ne passa) conta il messaggio. Aria nuova, fresca, ma allo stesso tempo di altissimo profilo. Qualche nome di livello assoluto ce l’hai (due su tutti, per quanto mi riguarda: un giurista di altissimo livello e un ex Presidente della Commissione Europea) e, cosa bella, questi stessi nomi sono anche nella top ten a Cinque Stelle.

Non stiamo lì a cincischiare, segretario: c’è un messaggio da cogliere (e da rispedire, firmato, a Genova) e un governo da formare ma, prima ancora, un Presidente da eleggere.
Vediamo di non cadere all’ultima curva, che certe cadute sono più dolorose di altre. E vediamo di smentire chi dice che “sono tutti uguali”. E anzi, se pensi ti serva una mano nel gruppone, ricordati che puoi sempre pedalare con un amico.

Da te dipende.

E noi a impazzire

E noi a impazzire su questi che vogliono governare e non fanno un nome.

Aveva capito tutto Bea.

Il candidato Progetto

Pseudo-stronzi

(grazie al liveblogging di Europa)

10.35 Secondo le voci che arrivano dall’assemblea dei grillini il M5S sarebbe disposto a valutare nomi proposti da Napolitano.

16.32 Beppe Gillo smentisce a Sky Tg24 di aver parlato di «governo pseudotecnico».

16.47 Crimi all’uscita dal colloquio con Napolitano: non accordiamo fiducia a governi politici o pseudo-tecnici. Siamo disponibili a formare un governo a 5 stelle.

16.49 Rispondono alle domande dei giornalisti, ma il nome del candidato premier non c’è.

16.50 Un collega ricorda a Crimi la frase del mattino sul governo “pseudotecnico”. Per Crimi c’è stato un equivoco, non ha smentito perché era una non notizia.

17.07 Grillo in diretta sul pasticcio dello “pseudotecnico”: Siamo nel settore della psichiatria più che della politica. Devono andare via tutti, dobbiamo fare una verifica fiscale sui loro patrimoni”.

17.20 Grillo: siamo noi i nuovi francescani, porteremo noi l’Italia fuori da questo pantano. Sono dilettanti allo sbaraglio. Se gli italiani ci daranno l’opportunità, questo paese lo cambieremo.

***

Loro sono “i nuovi francescani”, gli altri sono “dilettanti allo sbaraglio”.

No a governi politici o pseudo-tecnici, sì a un governo Cinque Stelle (ma senza proporre nomi).

I due portavoce a tempo determinato rispondono alla stampa, Grillo parla in streaming, senza interruzioni e senza domande.

Pseudo-stronzi.

Come a calcetto

– Premier volanti, come a calcetto. Dopo due mesi o dieci provvedimenti si cambia. Una legge di stabilità vale tre decreti, una legge elettorale cinque. Dai, chi inizia?
– È indifferente chi inizia, tanto noi abbiamo il programma! Anzi, non c’è quello che l’ha scritto? Stig…Stielike…dai, sì, quello con la barba…Sting!
– Eh, ho provato a telefonargli ma non risponde. Richiamerò con l’anonimo. Per adesso scegliamo tra noi, tanto “uno vale uno”: chi se la sente?
– Aspetta, io non posso: qui non c’è rete e non riesco a trovare Palazzo Chigi su Google Maps. Mica accetto senza sapere dove dovrò andare. Iniziate voi.
– Ah, non guardate me. Ho appena incrociato la Bindi che mi voleva salutare a tutti i costi. Sicuramente mi voleva proporre qualcosa in cambio. Ma questa non ha capito che non siamo come loro? Non siamo mica tutti uguali! Addirittura la pretesa di salutarci. Mi ha proprio rovinato la giornata.
– Paolo, e tu?
– Oh, ma non si può mai vedere un cazzo di documentario in santa pace?

Harlem Schengen

A proposito di “tormentoni in rete”.

Questo è lo spezzone dell’intervista di Marta Grande a “La Zanzara” del 15 marzo, in cui la neoparlamentare grillina chiarisce la sua posizione sulla sua laurea-o-quello-che-è in Alabama.

Da ultrascettico del M5S, l’attacco mediatico nei confronti di Marta Grande mi è sembrato pretestuoso. Può far indignare che si tratti di un corso della durata di 63 ore, può far incazzare proprio (lo sono io stesso, incazzato, visto che 63 ore di corso universitario sono l’equivalente di un mio esame universitario da 4 CFU o giù di lì, ben lontano da essere considerato un titolo di studio di primo livello) e non entrerò in dettagli tecnici che peraltro conosco poco, ma se un’Università ti consente di iscriverti a un corso di laurea specialistica/magistrale vuol dire che reputa come “equivalente” a un corso di laurea triennale un titolo che hai conseguito precedentemente altrove. Almeno, mi sembra che il ragionamento fili, e non mi interessa soffermarmici. Come si dice, le sentenze si rispettano, non si discutono.

Quello che mi lascia senza parole è la risposta di Marta Grande sul perché non sia stato convalidato in Italia il suo titolo. “Perché gli Stati Uniti non sono in Schengen”. Schengen, sede degli accordi che consentono la libera circolazione europea di merci e persone, e da due giorni anche di titoli di studio. Grave, per una studentessa di Relazioni internazionali a cui manca solo la tesi.

Ed è grave anche il fatto che a due successive domande fuori tema (matrimoni per omosessuali e droghe leggere) abbia cincischiato, cercando di non rispondere: non esiste una opinione personale, o certamente, come dice la Grande, “non capisco perché dovrebbe interessare”. Esiste solo l’opinione finto-collettiva.

Ed è grave, gravissimo, che l’ufficio stampa del M5S a fine trasmissione chiuda la porta a Cruciani per aver fatto domande evidentemente ritenute scomode.

Altro che il timore di essere oscurati da “politici di professione” nei talk show. Grillo non manda i suoi in tv perché ogni volta che apron bocca affiorano due grossi problemi: zero contenuti, e altrettanta libertà di espressione di un’opinione personale potenzialmente discordante dalla Posizione Unica.

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